L’acido ialuronico non è sempre uguale. Scopri quello che fa per te
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L’acido ialuronico non è sempre uguale. Scopri quello che fa per te

Quando si parla di “punturine” a base di acido ialuronico, la confusione è tanta. Filler o biorivitalizzante? Che differenza c’è? Ma ci sono anche i bioristrutturanti, i biostimolanti, i filler morbidi usati come rivitalizzanti. Come orientarsi?

Lo chiediamo al dottor Paolo Salentina, medico estetico di Image Regenerative Clinic e docente di medicina estetica presso l’Università di Pavia.

Perché l’acido ialuronico non è sempre uguale? Cosa si intende?

La prima differenza va fatta fra iniettivi per riempire e volumizzare, cioè i filler, e iniettivi biorivitalizzanti, bioristrutturanti o biostimolanti. Si tratta sempre di acido ialuronico, ma la differenza è proprio la diversa struttura chimica dell’acido ialuronico che contengono.

Cosa cambia tra l’acido ialuronico dei filler e quello dei rivitalizzanti?

L’acido ialuronico “biostimolante”, “rivitalizzante” e “bioristrutturante” è acido ialuronico naturale, quindi non modificato per via biotecnologica, che viene iniettato nella sua forma nativa. Si tratta di un prodotto non reticolato: le catene di acido ialuronico non sono addensate tra loro. Anche al tatto, questo ialuronico ha una consistenza piuttosto liquida; persino nei casi dei ristrutturanti più corposi, il prodotto resta comunque morbidissimo, malleabile e fluido.

L’acido ialuronico dei filler, definiti riempitivi proprio per l’effetto volumetrico per cui sono ideati, è invece cross-linkato, ovvero con catene molecolari “legate” tra loro, così da risultare più compatto e meno degradabile, conseguentemente più duraturo. È sempre morbido, ma la sua consistenza al tatto è gommosa. È importante precisare che l’acido ialuronico in entrambe le forme (cross linkato o libero) è sempre riassorbibile dall’organismo.

Le punturine non-filler sono tutte uguali?

No, ci sono delle piccole differenze, perché anche l’acido ialuronico in forma libera può avere comunque delle consistenze e delle concentrazioni leggermente diverse. I biostimolanti, ad esempio, sono stati pensati proprio per stimolare. Come spiego sempre alle mie pazienti, questi iniettivi diventano una palestra per la cute, perché stimolano i fibroblasti, quelle cellule dermiche deputate al rilascio di collagene e elastina, ad aumentare la produzione di queste sostanze.

I biorivitalizzanti invece danno un effetto di maggiore idratazione e compattezza, aumentando il serbatoio di quelle sostanze di cui la nostra pelle ha bisogno. La metafora più comprensibile è quella di una crema all’ennesima potenza che invece di essere applicata in superficie viene iniettata direttamente nel derma.

Quindi le punturine contro le rughe sono rivitalizzanti e filler?

In realtà fra gli iniettivi a base di acido ialuronico in forma libera e i filler per volumizzare c’è anche una categoria “di mezzo”. Parliamo di prodotti che contengono sia una percentuale di acido ialuronico libero sia una percentuale di acido ialuronico reticolato.

A cosa servono questi “quasi-filler”? 

Contenendo anche una piccola percentuale di acido ialuronico cross-linkato, i rivitalizzanti “a doppia azione” garantiscono alla pelle idratazione, ma anche un tono e una compattezza maggiori. Il risultato è proprio una via di mezzo tra un biorivitalizzante e un filler. Sono quindi indicati per le rughe fini così come nell’ottica preventiva per pazienti giovani.

Punturine rivitalizzanti e filler possono essere usati in sinergia?

Assolutamente sì. Anzi, è proprio la sinergia fra i filler e i rivitalizzanti a dare il risultato migliore. Il pilastro del mio metodo di lavoro è la naturalezza, quindi, in base all’età e a come reagisce la paziente, tendo a costruire il numero dei trattamenti più indicato. Un buon mix sempre valido è rivitalizzazioni una volta ogni trenta giorni e filler una volta ogni tre-otto mesi.